Crollo Ponte Morandi Genova: Il DRAMMA






Questo è un articolo che non avrei mai e poi mai pensato che un giorno avrei scritto; sul crollo del Ponte Morandi di Genova, un brutto martedì 14 agosto 2018 è venuto giù come se fosse un castello di carta.



Ero uscita presto di casa per fotografare il temporale sul mare, martedì pioveva forte, il cielo era nero, fulmini in mare, e mentre rientravo a Genova Voltri, saranno state le 11:30, dal lungomare di Voltri non vedevo più le Gru di Pra', la nebbia le aveva avvolte.

Una cosa così non l'avevo mai vista, come se fosse stato un brutto presagio.


Sono arrivata a Voltri io mi sono fermata in un bar per prendere un caffè, ed lì che  ho appreso la notizia del ponte crollato.


La mia prima impressione è stata  incredulità che ho fatto una battuta al barista:

"Hanno abbattuto il ponte per non far scendere giù i Milanesi e i Torinesi?"


Il barista mi ha risposto sgranando gli occhi: 

"No guardi è tutto vero!" Guardi qui ci sono già i primi video dell'accaduto su internet”.

Sono rimasta senza parole, una cosa senza senso. 


Per due giorni sono stata davanti alla tv di Primo Canale, una tv locale, per vedere le informazioni; non davano la possibilità di avvicinarsi al ponte per non intralciare i soccorsi in più vi era rischio di esplosione visto che i tubi del gasdotto erano stati tranciati dai massi.


Tra le macerie del ponte Morandi di Genova, il lungo viadotto sul quale passava l’autostrada A10, sono ancora a tutt’oggi  in corso le operazioni di soccorso. 


Centinaia di soccorritori, tra cui 1.000 operatori della Protezione Civile e oltre 300 Vigili del Fuoco, stanno lavorando senza sosta per mettere in sicurezza la zona e trovare eventuali sopravvissuti.


A distanza di due giorni, dopo aver cercato di non sconfinare nella polemica e nella retorica, contribuendo a trasmettere le notizie ed i fatti e osservando e cercando di apprendere il più possibile dai giornali, dalla tv e da internet, finalmente oggi mi sono potuta recare sul posto per documentare la situazione che è drammatica.



Mi sono avvicinata alla zona quasi trattenendo il respiro, prima di parlare in video ho guardato il ponte venuto giù, due tronconi monchi protesi luno verso laltro, le macerie sotto il fiume; quel fiume che più volte ha causato danni, con alluvioni,  martedì è stato come se si fosse trasformato in un buco nero che ha inghiottito persone, camion e auto.


Ho gli occhi lucidi per un momento quando inquadro la scena con il teleobiettivo, vedo al lavoro i Vigili del Fuoco, Carabinieri, Guardia di Finanza, che non si risparmiano, dal 14 agosto continuano a cercare i dispersi.
 
Il bilancio ufficiale al momento parla di 38 morti accertate, 16 feriti e decine di dispersi. 
Il numero degli sfollati è salito a 664, per un totale di 331 nuclei familiari.
Si tratta di tutti i residenti delle abitazioni situate sotto quel che resta del Ponte Morandi, 11 edifici che rischiano la demolizione.

Lascio quindi la zona di Ikea, Via Renata Bianchi, per andare nella zona di via Walter Fillak ove sorgono gli edifici a rischio.

Arrivata, vedo un posto di blocco, ferma dietro alle transenne che bloccano la strada tanta gente, mi avvicino.

Sento una ragazza che urla dice che è stanca di aspettare, ha tre bambini e  sono due giorni che aspetta di poter tornare a casa per prendere qualcosa per cambiarsi, degli effetti personali, i documenti.
E esasperata dalla situazione, piange e si dispera.

La gente si accalca contro le transenne, si alzano in coro le lamentele, una totale confusione, una bimba scoppia a piangere il padre la prende in braccio, tutto questo accade mentre riprendo un video.


La disperazione della gente è totale, si fa sentire, qualcuno dei presenti a quel punto prende la parola e cerca di calmare gli animi dicendo di mettersi in fila e di aspettare a breve verranno i vigili che a due alla volta li accompagneranno a casa solo per pochi minuti, il tempo necessario per prendere lindispensabile.

Video: Gli sfollati di Genova 



Io so cosa si prova, ci sono passata, ho ancora negli occhi la frana di Courmayeur, e la preoccupazione di non poter tornare, anche se solo per poche ore, l’ho vissuta.
Vado via dopo due ore, ho la testa che mi scoppia, il cuore pieno di sofferenza; spero che trovino una soluzione al più presto per questa gente.


Foto e Testo Ivana Motto Cleo


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