ALPI MARITTIME PUNTA MARTIN


Sono salita sabato scorso a Punta Martin, quasi per caso perché non era una camminata programmata, ma decisa all'improvviso, in 5 minuti.

Era da tanto che sentivo parlare di questa montagna, per gli abitanti di Pra’ è un simbolo, come per noi Torinesi la Mole e alla mia domanda: 
"Cosa facciamo oggi?"

 Il mio compagno risponde:    “Perché non andiamo a Punta Martin”.



Intorno alle 10 prepariamo così gli zaini.

Nel primo con all’interno l’occorrente che serve per l’escursione della giornata: 

3 litri d’acqua, focaccia, coltellino, una torcia, non si sa mai, tovaglioli, il minimo necessario per una giornata all’aperto.



Mentre lui pensa alle cose primarie io controllo lo zaino che porterò sulle spalle è il minimo necessario per poter documentare la nostra salita al Monte : 

Canon 7D, obiettivo Sigma 15/50 f2.8, il nuovo filtro Giobe ND1000, da poco acquistato, aggiungo allo zaino anche il cavalletto Manfrotto, perché il filtro richiede un esposizione più lunga ma rende le foto migliori elimina i riflessi.

Insieme contenti ed affiatati ci incamminiamo per la via di campagna che porta a Torre Cambiaso.



La vegetazione è di un verde lussureggiante, si sta bene, si sale e si parla allegramente.

Arriviamo a un bellissimo scorcio panoramico, propongo di fermarci per prendere fiato e fare due foto per ricordo.

La giornata non è bellissima, una leggera foschia avvolge Genova e la mia Pra’, non riesco a distinguere la divisone tra  l’orizzonte e il mare; è presente stranamente una nebbia che avvolge il mare e la costa, sembra smog. 





Il sole gioca a nascondino, i raggi filtrano dalle nubi rendendo abbagliante ed accecante la vista.

Mentre mi fermo per prender fiato, ne approfitto per montare il filtro sull’obiettivo e provo qualche scatto.

Riprendiamo il cammino, ogni tanto ci si ferma per guardare quelle poche indicazioni che si trovano lungo la strada, fa caldo, è scoppiata l’estate e si avvertono tutti i 30 gradi.



Proseguo il cammino, sono sudata, guardo l’ora sono le 13:00 per fortuna arriviamo ad una zona adibita a picnic.

Ci sdraiamo sotto a dei pini marittimi, fastidiosi moschini ci assalgono, attirati dal nostro odore.

Riprendiamo la via si continua a salire fino ad arrivare ad un Bivacco…
Il panorama sarebbe bello se non ci fosse quella nebbia o cappa d’afa che avvolge la città sottostante.



Si prosegue fino ad arrivare ad un falso piano dove riposa il rottame di una jeep abbandonata a se stessa da chissà quanto tempo; fa un caldo eccessivo per esser sui 1000 mt di altitudine.

Cerchiamo l’acqua che a memoria dovrebbe essere vicino al metanodotto, ma non la troviamo.

Rifletto sul da farsi, nello zaino guardo con desolazione è l’ultima bottiglietta d’acqua mezzo litro, verrà centellinata fino a  quando non troveremo una sorgente.

Sono passate da poco le tre del pomeriggio la stanchezza si fa sentire, ma imperterriti continuiamo a camminare, ci siamo prefissati che vogliamo raggiungere Punta Martin e ci riusciremo.


Punta Martin 

Arriviamo in cima intorno alle 16:00

Sono talmente stanca e assetata, non riesco a godermi come avevo immaginato il mio arrivo in cima.

Riparto con il pensiero di dover scendere con tre/quattro ore di cammino. 
Lungo il percorso del ritorno sono stata esausta ed assetata, la bocca così arsa senza nemmeno più un briciolo di saliva.

I muscoli delle gambe mi fanno male specialmente i polpacci sono dolenti, ogni tanto inciampo e le caviglie ne patiscono.



Ho paura di farmi male perché la discesa è instabile per via del terreno così disconnesso, ogni volta che appoggio un piede, temo che la pietra che lo accoglierà si giri facendomi perdere l’equilibrio.

Sono le 20:00 in tutte la giornata abbiamo incontrato solo quattro persone.

Sono esausta avverto formicolii delle mani, sudorazione eccessiva, bocca arida e se mi chino sopraggiungono i capogiri.


Non penso ad altro che ad arrivare, soli il pensiero di rimanere lì nella notte per qualche motivo mi spaventa.

Non perché abbia paura del buio, ma per il fatto che avendo programmato l’uscita in giornata con il rientro alla sera non siamo equipaggiati per passare una notte fuori con la sola coperta delle stelle.

A parte gli scherzi, la notte in montagna fa freddo anche  se siamo in estate e non abbiamo coperte, ma sopratutto temo di non riuscire a reggere così tanto senza acqua.

La sete è così spaventosa!

Continuiamo a scendere quando il mio compagno inciampa e cade.

Terrore, panico, il solo pensiero di doverlo lasciare lì e scender da sola per poi tornare a prenderlo con l’aiuto di qualcuno; per fortuna stringendo i denti si rialza ed anche se ha dolore riesce a reggersi in piedi e a continuare il cammino. 



Arrivati alle prime case del paese, chiediamo aiuto : Acqua!

Le prime parole che ho formulato.


Sono le 20:30, arriviamo a casa, doloranti e stremati, ma contenti.




Foto e Testi Ivana Motto Cleo


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