Valle Po_Borgata Bigorie_Croce Bulè
Uno dei miei posti preferiti, è di sicuro la Valle Po, e questo fine settimana ho scelto un altro bell’itinerario.
Eccomi di nuovo pronta per un altra escursione in questa bellissima Valle.
Verso le 9:00, dopo un abbondante colazione, sono partita da Ostana per arrivare al piccolo borgo di Oncino, nel vallone del Lenta; giunta in paese, proseguo sulla strada dietro la chiesa e arrivata al cartello stradale, giro a sinistra, seguendo l’indicazione frazione Meire Bigorie.

Parcheggio l’auto e mi concedo una breve sosta per scattare qualche foto.
La vista è magnifica, il Monviso è completamente libero da nubi, il cielo terso ed il sole accecante mi costringe a inforcare gli occhiali scuri.
Mi guardo intorno ed inizio così la mia escursione, con una piccola visita alla borgata Bigorie, incredibile esempio di architettura alpina.
Questa località era fino agli anni ’60 un insediamento estivo per i soli oncinesi che da aprile a novembre utilizzavano le numerose abitazioni, denominate meire, con quei pochi capi di bestiame che possedevano.
Si effettuava la transumanza dalla Vilo, il capoluogo, e dalle borgate Meiro, Bigat, Co’ di Sere, Piatëtte, Santalàart, Ruèt, e Narlonc.
Oggi il territorio delle Bigorie è presidiato da soli due o tre margari che proseguono la tradizionale attività pastorizia e restano parte integrante di questo bellissimo ambiente.
Mi guardo intorno ed ammiro alcune meire, case in pietra, che sono state ristrutturate negli anni e ora sono divenute delle bellissime seconde case.
Le Bigorie attualmente, a differenza del passato, sono la meta di tanti turisti ed escursionisti desiderosi di godere di paesaggi incontaminati; da qui, se il tempo è favorevole, si può ammirare la parte alta della parete est del Monviso e punta Rasciassa con il caratteristico anfiteatro di montagne che segna il confine con la Valle Varaita.
Vi è anche un bel ristorante, che prende il nome del posto, “Le Bigorie” a 1500 m slm.
Peccato che però sia chiuso in questo periodo, un cartello annuncia che riaprirà da giugno fino a metà settembre.
Nella valle circostante a causa della carenza di pioggia la primavera non ha ancora preso piede, ma tantissimi crocus fanno capolino con i loro colori sgargianti, sopra di essi i primi calabroni e api.
Ripercorro la strada per ritornare alla macchina, che ho lasciato vicino al ponte, da lì prendo il sentiero che sale lungo la valle tra fitti boschi e pascoli.
Voglio arrivare alla croce Bulè a 1811 mt.
La valle è divisa dal rio Bulé che scorre creando una musica rilassante da ascoltare. Mi soffermo ogni tanto per qualche scatto fotografico e, quando arrivo al fondo della valle, dopo circa due ore di cammino, sono costretta a salire su per una parete ripida ed impervia.
Salendo a zig zag riesco, con 15 minuti di cammino arrivare sul crinale; da lì la vista si apre sull’intero fronte alpino, in bella mostra la croce del Bulè e il Monviso.
Prendo fiato e accarezzo la croce, sono arrivata finalmente alla sua cima.
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