Balma Boves una borgata d'altri tempi


Balma Boves è un delizioso borgo incastonato nella roccia sulle pendici del Monte Bracco in Valle Po, a pochi chilometri dal comune di Sanfront in provincia di Cuneo.


E’ un luogo dove magicamente vieni proiettato nel passato; è stato abitato fino agli anni 60 da alcuni contadini.
L’ultimo abitante di questo antico si chiama Pino e ha  lasciato il villaggio appena 18 enne per recarsi in città a lavorare nelle industrie che fiorivano grazie al boom economico che si ebbe dopo la seconda guerra mondiale.


Le case della piccola borgata sono in pietra e sorgono sotto delle sporgenze rocciose, chiamate appunto Balma, il termine locale  per “grotta”.


Queste rocce sporgenti hanno permesso la perfetta conservazione del borgo, riparandolo dalle intemperie e dalla neve; esso costituisce un perfetto esempio di stile di vita e di architettura rurale alpina in Piemonte.


Il borgo è stato completamente restaurato ed oggi è un museo a cielo aperto, inserito nel circuito dei “Castelli Aperti” del Basso Piemonte.


Esso illustra perfettamente come vivevano i nostri contadini nell’epoca passata.
Il borgo ricorda quello dei Pueblo indiani del Nord America, dove il contesto naturale la fa da padrone, ma a Balma Boves vengono illustrati molto meglio gli usi e costumi della vita quotidiana delle tre famiglie che vivevano in questa piccola borgata.


Questi contadini vivevano con poco, al limite della sopravvivenza, gli interni delle case sono prive di ogni confort e danno l’idea di come doveva essere dura la vita fatta di tanti sacrifici e di stenti.


Le abitazioni avevano poche cose il minimo necessario, un letto, qualche sedia, un tavolo, un paio di stalle per gli animali, i fienili, dei depositi per gli attrezzi e i preziosi essiccatoi per le castagne, fontane e un antico forno; tutto racconta di quel tempo e di questi luoghi che furono testimoni la cosiddetta “civiltà del castagno”. 



Le case sono costruite su più piani collegati tra loro da scale e piccoli viottoli.


L'ingresso al villaggio è libero, chi lo desidera può usufruire di una  visita guidata che percorre tutti gli ambienti abitativi e produttivi, raccontando magnificamente la vita del luogo.
L’eco-museo è chiuso nel periodo invernale.



Il  periodo di visita migliore per il luogo, a mio parere, è la tarda primavera o l’autunno quando le giornate sono più miti.


Ma come si arriva?

Ci sono vari percorsi, sul sito di Balma Boves vi giro il link http://www.balmaboves.it  io ho scelto il percorso n. 3


Dalla “Borgata Garzini” il percorso è di tipo escursionistico, su un sentiero di circa 40 minuti.


La partenza per questo itinerario: si lascia l’auto al parcheggio nello spiazzo sito dopo il Ponte sul fiume Po nella Frazione Mombracco del Comune di Sanfront, fate attenzione però perché le possibilità di parcheggio sono molte poche, e  se andate di sabato o di domenica non troverete da parcheggiare.



Dopo il ponte alla biforcazione della strada, seguite le indicazione per Balma Boves, salire a piedi lungo la strada asfaltata che ha una forte pendenza.


Dopo circa un km si svolta a sinistra il sentiero si presenta sterrato e in salita fino a quando non si trova una parete di roccia ove si vede qualche resto di una casa rurale che ora è andata giù, quindi si sale ancora fino a quando si arriva al piccolo ponticello di accesso dove si ammira una pittoresca cascata, e li si è praticamente arrivati al borgo.


Mentre attraversavo il sentiero nel bosco sono stata avvolta da un esplosione di profumi e odori, che si mescolano fra loro, terra ed erba bagnata, sotto i piedi ad ogni passo  un tappeto di foglie che sono cadute a terra ed innumerevoli   ricci sono aperti con il loro frutto, le castagne, a terra. 




Si sale a tratti, ogni tanto mi fermo prendo fiato, la salita è impervia è il sentiero un po’ viscido per via del fogliame, faccio qualche foto e riprendo il cammino fino ad arrivare a quel borgo incanto. 


Mi immedesimo e penso alla vita dura scandita dal tempo e dalla luce solare, e mentre parla la gentile signorina che spiega come vivevano le persone del luogo mi sembra di vederle con l’immaginazione come dei fantasmi, li vedo compiere gesti antichi.


Prendo in mano una saggina, il pavimento di terra battuta, le finestre piccole e le porte sono spesse per potersi riparare.


Penso a Pino che ha lasciato la sua casa per una vita migliore. Chissà che pena, che freddo, rimasto orfano a soli due anni il papà gli è mancato per colpa di una ferita che si è infettata.



Le sorelle abbandonarono quei luoghi per andare a lavorare in campagna più in basso, rimase fino ai 18 anni e anche lui poi decise di abbandonare la borgata per cercare una vita migliore.


Il Po - Sanfront (CN)

Foto e Testi  Ivana Motto Cleo



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