La Transumanza di Fabio Barreri - Alta Valle Po
22.06.2019 - Si torna in Valle
Fabio Barreri Il Margaro della Valle Po - Oncino - Italy |
Che caldo, continuavo a ripetere mentre aprivo la porta di casa; odio l’afa che attanaglia la mia città in questi giorni, non lascia respirare e dormire.
Poso la borsa sul divano e mi dirigo in cucina e, mentre cerco qualcosa di fresco nel frigorifero, il telefono squilla…
Guardo il display del telefono, è Fabio Barreri, il Margaro della Valle Po.
“Ciao Ivana, come stai? Ti va di salire su con me in montagna?
Il 22 parto con le vacche per la transumanza in Alta Valle Po.
Mi piacerebbe averti come mia ospite; siamo i soliti amici, quelli che hai conosciuto lo scorso anno, ci ritroviamo per condividere una giornata in valle”.
Ho risposto immediatamente si.
Questa è la seconda transumanza che faccio con Fabio e la prima è stata un esperienza fantastica.
La Valle Po è la mia montagna, dove fin da bambina passavo le mie estati con la nonna.
E’ una valle verdissima, con boschi, acqua cristallina e aria fresca.
Sono felice dell’invito; anche sono a dieta, ma un eccezione si può fare, trasgredire con del buon formaggio d’alpeggio non è da tutti i giorni e passare qualche ora spensierata ed in allegria con degli amici mi fa piacere.
Ed ecco il giorno predestinato, sabato 22 giugno 2019; la sveglia squilla alle tre e si parte per questa nuova avventura.
La tangenziale è completamente libera, attraverso il casello autostradale Torino-Pinerolo e dopo un ora sono a Paesana.
La vita si risveglia, i primi trattori partono per le campagne; guardo l’ora sono le 5:30 e Fabio non è ancora arrivato.
Telefono per avere sue notizie e nel mentre eccolo che arriva con il primo camion.
Mi viene incontro, sorride, sono felice di rivederlo e di abbracciarlo.
Fabio si è diplomato in una scuola tecnica meccanica, dai Salesiani, ha imparato un mestiere, ma alla fine ha scelto di fare questo lavoro: il Margaro come suo padre, il caro Beppe.
E’ uno spirito libero, la fabbrica non fa per lui.
Ama questo lavoro, anche se è faticoso; la sua giornata inizia presto al mattino per mungere le vacche piemontesi.
Produce formaggio d’Alpeggio.
Dietro un formaggio naturale non ci sono solo latte, caglio e sale, c’è un intero mondo fatto di biodiversità, di animali alimentati a erba e fieno.
Per ottenere tutto ciò è fondamentale è infatti partire dal tipo di alimentazione degli animali.
Nei formaggi da erba ritroviamo la ricchezza della biodiversità dei pascoli di cui gli animali si sono nutriti durante l’estate.
Solo nelle Alpi occidentali ci sono più di 90 tipi diversi di pascolo.
Tutto questo si trasforma in formaggi di grande qualità dalla complessità organolettica notevole.
In Fabio ritrovo la cura con cui si occupa dei suoi capi e l’attenzione con cui ogni giorno tutela l’ambiente in cui vive.
Lo guardo mentre raduna la mandria nel prato dal ponte di Oncino, è sicuro nei gesti.
Dopo aver radunato la mandria, si fa la colazione a base di formaggio, latte e del pane casereccio.
Con lui sono presenti una decina di amici, gli danno una mano per condurre la mandria su al pascolo; si ride, si scherza, è un momento gioviale.
Bevuto il caffè si parte tutti insieme per Rocca Bianca.
Mi apposto davanti per poter riprendere la partenza, la mandria passa, il suono dei campanacci risuona in valle, ed io mi sento carica e piena di energia.
Si sale su per la strada, le borgate sono ancora assonnate: Ruera, Rua, Oncino, Fantone, Ruetto, co di Peiret, co di Drai, dove le vacche si fermano per abbeverarsi in una splendida fontana fino ad arrivare su a Rocca Bianca.
Il passo è veloce, la mandria sale, è difficile per me starle dietro e per riprenderle devo correre.
Manca il fiato, le vacche sono come matte, scappano, non vedono l’ora di arrivare; finalmente si arriva ad Oncino, dove si fa una breve sosta; la mandria è agitata e vuole muoversi, i campanacci e i muggiti risuonano in tutto il paese.
La gente del posto ci accoglie gioiosa, scatta foto e saluta.
Si riparte, Fabio con un fischio da ordine di muovere la mandria.
Lungo il percorso si attraversano boschi e tristi borgate silenziose.
A partir dal 1910, le case sono state abbandonate dalla popolazione locale.
La guerra del 15-18 e poi quella successiva del 40-45 hanno richiesto un pesante tributo agli uomo di queste valli.
L’industrializzazione del dopo guerra ha dato il colpo di grazia; la forte richiesta di manodopera nelle fabbriche Fiat, ha provocato un vero esodo, e di conseguenza, lo spopolamento e l’abbandono della montagna.
La transumanza dura un paio d’ore; verso le 9 arriviamo su a Rocca Bianca.
E’ bellissimo; il pascolo è di un verde brillante, splendide margherite colorano i prati e il cielo di un blu intenso.
Felice di esser quassù, mi godo la vista, è penso che è proprio vero, non c’è cosa più bella della mia montagna.
Grazie a Fabio ho potuto partecipare a questo evento: la Transumanza è una festa per il popolo pastorale, fatta di lavoro, passione e tradizione.
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